Dopo che nelle scorse settimane, tra striscioni e manifestazioni a Casteldebole, avevano fatto sentire la propria voce i gruppi ultras Vecchia Guardia e Cappottati da un lato, Mai Domi e Settore Ostile dall’altro, questa mattina è stata la volta di Forever Ultras 1974 e Freak Boys, che in un duro comunicato hanno offerto il loro punto di vista sugli ultimi sette anni di gestione del Bologna, giudicando nello specifico l’operato dei dirigenti Claudio Fenucci, Marco Di Vaio e Riccardo Bigon.
Il primo elemento che emerge, non inedito, è una profonda spaccatura all’interno della Curva Andrea Costa, nella quale sono andate via via definendosi due correnti di pensiero diametralmente opposte. Da semplice tifoso, la mia speranza è che si possa arrivare ad un confronto (possibilmente pacifico, parola che oggi più che mai ha un enorme valore) tra di esse, così da ricompattarsi per il bene della squadra, ma essendo del tutto al fuori da certe dinamiche ultras non mi permetto di dare consigli.
Il secondo, anche questo già emerso negli anni passati, è una sorta di ‘discriminazione territoriale’ verso due delle tre persone menzionate, dato che il direttore sportivo è veneto. Fastidiosa, mi venga concesso, e distante anni luce dalla proverbiale accoglienza bolognese, tenendo anche conto che Fenucci e Di Vaio hanno più volte dimostrato un sincero effetto verso la città e i suoi abitanti, decidendo di farne la propria casa indipendentemente da ciò che avverrà in futuro nel loro percorso professionale.
Il terzo, non meno importante, è la marcata distinzione che viene fatta tra il comparto dirigenziale e Joey Saputo. Ognuno, restando entro i confini dell’educazione, è libero di esprimere la propria opinione su accaduto da Bologna-Frosinone 0-4 in avanti: di sicuro ci sono stati errori così come mosse azzeccate, ma la volontà e le decisioni del presidente non possono essere considerate un mondo a parte. Piaccia o meno, se Saputo da allora non ha operato variazioni sostanziali è perché evidentemente si fida di questi professionisti e li ritiene adatti per raggiungere gli attuali obiettivi del club, in campo e fuori.
Forse un giorno cambieranno gli obiettivi e anche i dirigenti rossoblù, o forse sarà l’attuale management a condurre la società verso traguardi prestigiosi, chissà… Per citare Sinisa Mihajlovic: non abbiamo la sfera di cristallo. Di sicuro la porta a cui bussare per avere qualche delucidazione in più è quella di Montreal, sperando di riscontrare nel patron la volontà di allestire un Bologna sempre più forte e competitivo. Indipendentemente dalle origini dei suoi uomini di fiducia.
Mario Sacchi
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