Il fatto che salti un dirigente nel miglior avvio stagionale degli ultimi cinque campionati dovrebbe rendere felice ogni tifoso rossoblù: significa che lo sventolio di ambizioni non era solo una chiacchiera estiva. Invece, che a pagare sia Walter Sabatini non dovrebbe preoccupare nessuno: nei suoi due anni e mezzo di regno, il pur esperto plenipotenziario del mercato si è rivelato una cassandra imprecisa («Orsolini vale 70 milioni», «Tomiyasu rimarrà»), spesso mal sintonizzato col registro narrativo della sua società. Basti vedere la frase-epitaffio pronunciata al Castellani («una squadra costruita a cazzo»), che non è escluso possa essere stata addebitata come movente dell’addio.
A che punto si trova il Bologna? Non troppo distante da dove doveva essere (addirittura a pari punti con la Juventus, ma questo conta il giusto), e con molti più gol segnati di quanti era lecito attendersi. Certo, che la difesa fosse ancora l’anello debole era segreto come l’esito delle prossime comunali, tanto più dopo la partenza di Tomiyasu (per ironia della sorte eletto MVP nell’ultima uscita dell’Arsenal). Ma tra l’addio del giapponese e le 19 reti subite in 6 gare, Coppa Italia compresa, passa un fiume in piena.
Chi è il responsabile della gragnuola di gol incassati? Difficile trovare qualcuno diverso da Mihajlovic, che peraltro sull’argomento si era espresso con tesi più realiste del re: «Siamo più forti dell’anno scorso». Ma se il Bologna è davvero più forte, come certificato dal tecnico, in che modo si giustifica la penultima difesa del campionato? Basta veramente l’assenza di ‘Tomi’ (peraltro fin qui sempre ben sostituito da De Silvestri) a spiegare il tracollo della retroguardia? Le risposte arriveranno a breve, speriamo in maniera indolore.
La domanda successiva, però, è più aperta a ipotesi destabilizzanti: siamo così sicuri che un cambio di allenatore blindi immediatamente la difesa lasciando inalterato lo spirito battagliero e propositivo che ormai è il patrimonio acquisito di Mihajlovic? Detto altrimenti: se il Bologna ha davvero una coperta corta, non è meglio tirarla dalla parte dell’attacco, facendo forza sulle energie – fin qui – dormienti della rosa?. Se Sinisa ha la soluzione per questo, non vedo perché non debba continuare a fare quello per cui è stato scritturato fino al 2023. Gli esoneri servono a cambiare passo. Qui, invece, si deve solo mettere un tappo ad un lavandino che perde.
Luca Baccolini
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