L’intervista che Joey Saputo ha rilasciato al Resto del Carlino è già di per sé una notizia. Da mesi il proprietario del Bologna affidava il proprio pensiero solo al Bfc Tv, cioè a se stesso. Tornare sulla carta stampata offre un po’ di introspezione in più e un approccio meno istituzionale. E infatti, tra le righe, il presidente ha lasciato intendere di osservare con grande attenzione l’evolversi di questo finale di stagione, frase che mai avrebbe affidato ad un organo interno della società. Un altro dodicesimo posto, sembra di intuire, non sarà più tollerato.
Fin qui, come abbiamo visto nell’alternarsi di volti e ruoli diversi, la linea societaria ha seguito tre tempi musicali a ritmi sfalsati: un unico ritmo immutato per la gestione finanziaria (l’a.d. Fenucci), due ritmi diversi per la direzione sportiva (Corvino e Bigon, che ha condiviso una parte del suo percorso con Sabatini), quattro per la guida tecnica (Rossi, Donadoni, Inzaghi e Mihajlovic). Niente fa pensare che la guida amministrativo-finanziaria possa e debba cambiare. Riguardo al resto, invece, Saputo ha parlato molto chiaro: «Se i risultati non arrivano, bisogna chiedere all’area tecnica». Definizione insieme vaga e precisa: l’area tecnica, si sa, è fatta di tante componenti, dal settore giovanile alla panchina della Prima Squadra, dagli osservatori alla direzione sportiva in senso stretto. Cambiare passo non significa azzerare tutto. Anche perché, ormai è noto, le rivoluzioni complete a Joey non sono mai piaciute.
Sul fronte stadio si avverte invece un sensibile rallentamento: il progetto è stato formalmente confermato, ma per la prima volta è il patron a sollevare eccezioni sui costi (le materie prime) e i tempi (che dipendono dall’impianto provvisorio). Un bel segnale lanciato al Comune di Bologna, insomma. E anche aver sottolineato la durata della concessione (non più 99 anni come si credeva qualche tempo fa, ma solo 40) potrebbe essere un avviso per le Istituzioni. Come a dire: se mi devo esporre più del previsto, che almeno ne valga la pena.
Il tifoso rossoblù, in ogni caso, può uscire galvanizzato dalla lettura dell’intervista. La sensazione è che Saputo, dopo sette anni pieni di presidenza, abbia considerato concluso il primo ciclo della sua gestione. E ora chiede un cambio di passo a tutti, in vista di un secondo a marce più alte. «Ho investito più di quanto avevo preventivato», ha ammesso. Lasciando intendere che continuerà a farlo soltanto a fronte di garanzie di miglioramenti effettivi. Non è comunque poco, al di là dell’ammonimento esplicito, dentro la crisi che sta attraversando il calcio italiano.
Luca Baccolini
© Riproduzione Riservata
Foto: Getty Images