Se prima Di Vaio per qualcuno era colpevole, ora in egual misura merita un grazie
Strana città Bologna (e dire che ci siamo nati… dovremmo conoscerla bene), dove un influente gruppo della Curva Andrea Costa emette comunicati in cui confessa di preferire la Serie B all’attuale gestione e poi ti ritrovi settimo a due sole vittorie dalla qualificazione diretta in Europa League. Strana sì, anche perché nei rari momenti di vento in poppa si ritrova così disorientata da non ricordarsi di chi, quel vento, ha contribuito a farlo girare nel verso giusto.
Non ci riferiamo a Joey Saputo, che mette i soldi, e a Claudio Fenucci, che li amministra (bene o male non spetta a noi dirlo, tanto è solo al padrone che deve rispondere), ma per una volta parliamo di Marco Di Vaio, la cui lunga gavetta post agonistica ha reso forse meno lampante la sua attuale carica di direttore sportivo. Questo è, né più né meno. Carica tutt’altro che onorifica o simbolica, considerando le migliaia di chilometri che macina ogni anno da un capo all’altro del mondo per andare a visionare calciatori.
La scelta del successore di Sinisa Mihajlovic ha però dimostrato come Marco non abbia cercato soltanto piedi buoni. È singolare che Thiago Motta sia stato associato a Di Vaio solo quando i risultati non arrivavano, mentre ora che le cose vanno come nemmeno era lecito sperare nessuno si ricorda di rimettere i nomi di Di Vaio e di Motta sulla stessa riga. Per non parlare di Cambiaso (che si sta ritrovando) Ferguson, Lucumí e Zirkzee, un poker di profili caldeggiato personalmente dall’ex bomber.
A cosa serve questo discorso? A nulla. Oggi è il giorno della festa e si deve continuare a celebrare una vittoria sull’Inter che può essere uno spartiacque, e non solo di quest’annata. Ma da domani, quando si sarà sbollita l’euforia, si potrebbe svolgere un doppio esercizio quotidiano: rileggere i comunicati prima di pubblicarli; dire grazie a Marco per aver aiutato ancora il Bologna. Non coi gol, stavolta.
Luca Baccolini
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Foto: Getty Images (via OneFootball)