Se qualche anno fa si fosse detto che un giorno la rosa del Bologna avrebbe avuto un valore di mercato superiore a quello della Lazio, tutti saremmo trasaliti. C’è di meglio: la rosa del Bologna oggi vale anche più di quella della Fiorentina (tra le poche italiane ancora in corsa per un titolo europeo) e appena una settantina di milioni meno di quella della Roma, finalista per due anni di seguito di una coppa europea. Con 254 milioni, infatti, l’organico rossoblù si colloca al settimo posto della graduatoria della Serie A: una stima chiaramente provvisoria, passibile di ribassi, ma anche di altre improvvise impennate. C’è voluto tempo per arrivare a questo traguardo, ma un dato del genere testimonia già l’ingresso a pieno titolo del BFC tra le cosiddette ‘sette sorelle’ del campionato, condizione che con ogni probabilità la squadra di Motta riuscirà a mantenere pure in classifica.
La crescita del valore della rosa era tra i primi obiettivi elencati da Saputo quando ancora battagliava a distanza con Zanetti per l’acquisizione del club felsineo. Tale risultato dovrebbe anche fungere da risposta ai molti che in questi anni si sono chiesti: «Ma cosa ci farà Saputo con un Bologna che ogni stagione perde 30 milioni?». Ecco, il Bologna oggi ha un valore di mercato potenziale (tra giocatori, strutture e marchio) che compensa ampiamente tutti gli investimenti fatti dal patron finora (circa 300 milioni in nove anni). Questo significa che se domani Joey dovesse cedere il passo (ma non accadrà), uscirebbe dall’avventura italiana senza particolari acciacchi, consegnando al suo erede una società risanata e pronta per un ulteriore balzo in avanti.
La domanda adesso è: quanti dei gioielli che hanno concorso a innalzare il valore della rosa fino a 254 milioni non rivedremo nel prossimo campionato? Per saperlo dovremo conoscere troppe variabili, al momento imperscrutabili: la permanenza del tecnico, il piazzamento finale, il tipo di competizione europea da affrontare. Di certo c’è che la musica è cambiata, con buona pace di chi a livello nazionale continua imperterrito a considerare il BFC una bottega da depredare, senza tener conto della potenza economica e delle ambizioni del suo proprietario e dell’appeal via via acquisito dal club in Italia e non solo. Sono così sicuri, costoro, che i vari Calafiori, Ferguson e Zirkzee (ma anche lo stesso Motta) abbiano così tanta voglia di andarsene altrove? E soprattutto, specie in caso di Champions, che Saputo se ne priverà a cuor leggero? Ma in fondo va bene così, se oggi i rossoblù sono sulla bocca di tutti è buon segno. Ormai la strada è tracciata, il Bologna è in orbita: il decollo è stato lungo e accidentato, ma ora non si torna più indietro.
Luca Baccolini
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