Se il Bologna diventò «lo squadrone che tremare il mondo fa» lo dovette agli anni trascorsi allo Stadio Sterlino, che dal 1913 al 1927 ospitò i rossoblù prima del definitivo trasloco al Littoriale, diventato poi Comunale e infine Dall’Ara. È qui, in via Toscana 79 (poi diventata via Murri) che l’Associazione Percorso della Memoria Rossoblù ha inaugurato un nuovo murale per ricordare quell’epopea irripetibile, di sicuro la più vincente del calcio bolognese (solo cinque sconfitte casalinghe in quasi quattordici anni di permanenza).
Il progetto, passato per una raccolta fondi popolare, porta sempre la firma di Giuseppe Mugnano, giovane giornalista con la passione per la Storia, già nostro collaboratore in Zerocinquantuno: due anni fa, ancora in pieno COVID, fu infatti lui a creare un piccolo movimento per celebrare, sempre con un murale, il Campo della Cesoia, l’antecedente dello Sterlino, in zona Massarenti. Grazie ad un’ottantina di sottoscrittori e alla partecipazione del writer Rusty, nacque una delle più grandi opere murarie dedicate allo sport bolognese. Il format, col medesimo street artist, si è spostato allo Sterlino, dove oggi si sono festeggiati i 110 anni dell’inaugurazione dello stadio, demolito definitivamente nel 1969 dopo esser stato utilizzato anche come campo da rugby.
E pensare che, con le norme odierne, su quel campo non si potrebbero allenare nemmeno i ragazzi di una scuola calcio: lo Starlèn, infatti, pendeva più di un metro da una parte all’altra, un’anomalia che i giocatori rossoblù conoscevano bene e che sapevano sfruttare nei momenti cruciali delle partite, quando gli avversari cominciavano a tirare il fiato. Lo stadio in pendenza era però il primo in Italia a disporre di una tribuna in cemento armato, con un’elegante tettoia sormontata da una terrazza panoramica, che fu teatro anche per incontri galanti. Il presidente rossoblù Rodolfo Minelli, infatti, intuì in tempi non sospetti il potenziale del pubblico femminile e istituì la regola del biglietto gratuito a tutte le donne (omaggio floreale incluso, almeno per le prime gare). Anche la cerimonia d’inaugurazione venne affidata ad una signora, la moglie di quello Sbarberi che fu pure dirigente e presidente ad interim del Bologna: fu lei a rompere la canonica bottiglia di champagne sul palo di una porta.
Ma lo Sterlino, ribattezzato poi campo Angelo Badini dal nome del calciatore del Bologna morto precocemente di setticemia nel 1921, fu anche il primo stadio italiano a essere sorvegliato 24 ore su 24 da un custode. Si trattava del signor Romolo Cocchi, che abitava in una casupola costruita a pochi metri dal campo. Vi prese possesso nel 1913 e lì rimase per quattordici anni, fino al trasloco definitivo.
Ora dello Sterlino non v’è più traccia, ma rimane la vocazione sportiva della zona, diventata un frequentatissimo centro sportivo. Dopo oltre un secolo qualcosa di quello spirito è rimasto, perché tra nuoto, pallamano e ginnastica artistica si respira ancora la passione di un tempo. Ecco perché questo luogo è stato ricordato con la riproduzione di una vecchia locandina, che invitava i cittadini ad assistere alla prima partita del BFC nel suo nuovo stadio. Al centro un giovane calciatore e sotto, nell’angolo basso a destra, l’indicazione su come raggiungere il posto: tram numero 13. Il numero di un autobus ancora molto familiare.
Luca Baccolini
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Foto copertina: percorsodellamemoriarossoblu.it
Foto interna: bolognafc.it