Una falsa crisi quella del Bologna di Motta, la Champions dista solo due punti
Se perdere due partite e pareggiarne una equivale a proclamare uno stato di crisi, come si intuisce dal tono sommesso e deluso di alcuni commenti, bisognerebbe ricordare cosa toccava in sorte a questa squadra negli anni passati. Per limitarsi alla sola presidenza Saputo, il Bologna è riuscito a iniziare la nuova era canadese con 9 risultati di fila senza vittorie nel 2015/16, proseguendo con 2 cicli da 6 nella stagione successiva, uno da 6 nel 2017/18 (il famoso campionato delle 21 sconfitte, record nella storia rossoblù) e addirittura 14 sotto la gestione Inzaghi. Nemmeno Mihajlovic riuscì a invertire la tendenza, arrestandosi per 2 cicli da 7 match nel 2020/21 e per 3 da 5 l’anno successivo. Motta, invece, si è fermato ad un digiuno di 6 gare consecutive nel 2022/23. Semmai questo mini periodo no va letto in un altro modo.
Il BFC ha costruito una classifica così solida che anche con un parziale di due sconfitte e un pareggio è riuscito comunque a mantenersi tra le prime sette (davanti a Napoli e Roma) e a due sole lunghezze dalla zona Champions League, che a rigor di logica non era mai stato un dichiarato obiettivo di inizio stagione. Ma quand’anche lo fosse diventato, la soglia che consentirebbe di accedere ai gironi del massimo torneo continentale quest’anno si è notevolmente abbassata, come dimostrano il quarto posto e i 34 punti della Fiorentina, che un anno fa era sostituita dalla Lazio (ma a quota 39) e due anni fa dall’Atalanta (addirittura a 42).
Sembra, insomma, che l’assenza di una vera lotta per lo scudetto (affare ormai limitato all’eterno duello Inter-Juventus) abbia schiacciato il resto della concorrenza su livelli tutto sommato omogenei. Livelli ai quali la squadra di Thiago è ancora assolutamente in grado di adeguarsi, specie non appena l’infermeria si svuoterà e magari il mercato porterà qui un vice Zirkzee affidabile. A meno che non si voglia credere che i 32 punti accumulati nel girone d’andata siano stati solo il frutto di casualità.
Luca Baccolini
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