Finito finalmente il mercato, è il momento di metter giù un po’ di buoni propositi per una stagione positiva. Parto da una premessa scontata ma necessaria: nessuno ha la palla di cristallo, mentre la pandemia ci ha insegnato che purtroppo tutto il negativo è possibile. Ribadito l’ovvio, qualche certezza per il Bologna versione 2021-2022 io la intravedo, così come parecchi cambiamenti interessanti.
Il primo è che Sinisa Mihajlovic ha deciso (non credo da solo) di modificare il suo atteggiamento e quello della squadra. Il suo tono più posato è una novità inaspettata tanto quanto il sorriso – finora – perenne stampato sulla faccia di José Mourinho a Roma. L’impressione è che entrambe le mutazioni siano figlie dell’esperienza vissuta, da parte di Sinisa non solo della leucemia che di certo lo ha cambiato, come accadrebbe a chiunque di noi. Basterebbe citare le conferenze stampa condivise coi giocatori per percepire come il nostro mister abbia capito che fare da accentratore su tutto non paga, né per lui (sempre a rischio polemiche) né per il gruppo (sempre a rischio di dipendere dall’umore del tecnico).
Anche le novità tattiche, tante e in tutti i reparti, paiono la conseguenza di una condivisione col suo staff, sotto la supervisione della società. Non sono il Tosco e non mi addentrerò nell’argomento tattica, rilevo però che se a tutti piaceva veder i rossoblù buttarsi in avanti ed entrare in porta con la palla, come faceva la prima versione del BFC di Mihajlovic, allo stesso tempo prendere gol costantemente e quasi sempre al primo tiro in porta è un contraltare oramai stancante e inaccettabile. Non ho mai visto squadre senza equilibrio fare grandi campionati: essere più compatti è una necessità che non necessariamente significa rinunciare al bel gioco, ancor di più se hai uno come Arnautovic là davanti: basta qualche corsa all’indietro in più e qualche inserimento in avanti in meno.
Il dibattito sulla vendita di Tomiyasu e sul valore di questo Bologna, se più forte o meno dell’anno passato, mi appassiona poco. Mi interessa di più constatare che il tempo passa e alcune delle giovani promesse comprate in questi anni non sono più tali: i vari Orsolini, Svanberg, Schouten, Skov Olsen, Dominguez, Barrow, Hickey e Vignato (in rigoroso ordine d’arrivo sotto i nostri portici) sono chi più chi meno chiamati al salto di qualità. Se non ora, in un campionato in cui a detta di tutti c’è un livellamento di valori, quando?
Fra ‘maigoduti’ e ‘aziendalisti’ cerco di collocarmi tra i ‘realisti’. La crisi COVID ha portato tutti i club italiani a tagliare, dunque tenersi i calciatori buoni è il mercato migliore possibile: la cessione di Tomiyasu all’ultimo giro di giostra si spiega con la disperazione dell’Arsenal, un club che ha speso centinaia di milioni di sterline, mica il Fanfulla: davanti a 20 milioni più 3 di bonus facili era impossibile dire no.
Unico appunto al mercato: lo scambio alla pari Di Francesco-Falcinelli dell’estate 2018 è stato l’errore più grande commesso in questi anni, e lo stipendio di Falcinelli grida vendetta: andava trovata una soluzione prima di tenerselo a bilancio un altro anno. Speriamo nel campionato turco… E per sostituire ‘Tomi’, un terzino destro lo avevamo in casa: Hamza El Kaouakibi, il migliore nel suo ruolo durante lo scorso campionato di Serie C disputato col Südtirol, è stato venduto per due spicci (suppongo) al Pordenone. Peccato.
Detto tutto questo, avercene di Saputo: da Fabbretti a Tacopina (uno dei pochi presidenti al mondo che di calcio vive, premunendosi di stipendiarsi lautamente all’atto d’acquisto dei vari club italiani, cambiati come mutande), l’esperienza dovrebbe insegnarci a sentirci fortunati ad avere il paisà canadese fra noi.
Il ritorno del pubblico, sebbene a metà capienza, sarà un altro fattore fondamentale. Verso i vari gruppi organizzati della Curva che continuano a rimanere fuori credo vada fatta opera di ascolto: la società, nei limiti del possibile, dovrebbe provare a farli rientrare in Andrea Costa.
L’Associazione Futuro Rossoblù (di cui faccio parte, anche se silente), dopo la vergognosa sconfitta rimediata in Coppa Italia per mano della Ternana si è fatta sentire in maniera molto dura. Se gli effetti sono i risultati delle due prime giornate, da socio chiedo una lettera al mese.
Concludo con un tema che mi sta molto a cuore. L’Associazione Italiana Arbitri non ha più Marcello Nicchi al suo vertice e noi non abbiamo più il nostro conterraneo Nicola Rizzoli come designatore. Altri due indizi di una stagione dai buoni propositi.
Massimo Franchi
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