Contrariamente alle attese, la Lega Serie A ha approvato all’unanimità l’ingresso di alcuni fondi d’investimento in una nuova una media company per gestire i diritti TV. Alla vigilia sembrava invece che molti club (capeggiati da Claudio Lotito) fossero contrari, per poter continuare ad usare il potere di veto a loro disposizione su ogni decisione. Adesso il presidente Paolo Dal Pino, artefice della vittoria, dovrà scegliere e proporre quali delle due offerte già arrivate sarà la migliore, delegando poi alla nuova società la prossima vendita dei diritti televisivi.
L’uso della parola ‘svolta’ in molti commenti non è – per una volta – fuori luogo. Finora l’ex Lega Calcio era una specie di suq dove i presidenti delle squadre litigavano costantemente e non riuscivano mai a decidere niente: lo testimoniano i tanti commissariamenti e le ancora maggiori inchieste sulle decisioni e sulle nomine recenti. Questo modello autarchico è la ragione principale della decadenza del nostro pallone, passato dagli sfarzi degli anni Novanta e dei primi anni Duemila alla mediocrità dell’ultimo periodo, non solo a livello di risultati (un club italiano non vince in Europa dal triplete interista del 2011, per non parlare della Nazionale non qualificata ai Mondiali 2018) ma soprattutto a livello di gestione: ritardi nell’avere stadi di proprietà e risse sui diritti televisivi, che sono l’unica fonte di ricavo proprio perché gli impianti non sono confortevoli.
Ora dunque si andrà verso un modello in cui i proprietari delle società non gestiranno più direttamente la Lega, limitandosi ad indicare gli obiettivi e delegando a manager – si spera – indipendenti il loro raggiungimento. Tale modello è quello florido della Premier League, e ancor di più del mondo professionistico americano tanto caro a Joey Saputo. Il cambiamento non è da poco. Specie per una società come il Bologna, che sotto la gestione Saputo sta provando a scalare le gerarchie puntando sulla buona gestione, l’innovazione e le strutture di proprietà, dal centro tecnico di Casteldebole fino alla ristrutturazione del Dall’Ara.
Non sono un appassionato della parola governance. Di certo però avere una Lega autonoma, efficiente e trasparente è il primo passo per rendere la Serie A un campionato in crescita e innovativo, aprendo alla possibilità che più squadre (non solo le ‘grandi’ Juventus, Inter, Milan, Roma, Lazio e Napoli) aspirino se non a vincere lo scudetto quantomeno a giocarsi le prime posizioni. E per i rossoblù, da oggi, sognare l’Europa è un po’ meno utopistico.
Massimo Franchi
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