Indimenticabile, quel 4 marzo del 2012. In mattinata c’erano stati i funerali di Lucio Dalla in San Petronio, seguiti da una folla immensa, e non per modo di dire: di piazza Maggiore non si riusciva nemmeno a vedere il colore del lastricato. Poi, alle 18:30, il Bologna al Dall’Ara si giocava una buona fetta di salvezza col Novara. E vinse. L’atmosfera era carica, sovraeccitata, quasi solenne. La partita era stata posticipata appositamente di qualche ora per non interferire con le esequie: prima del calcio d’inizio Marco Di Vaio, il capitano, salì in tribuna per posare un mazzo di fiori in zona Poltrone Platino, dove abitualmente sedeva il cantautore: fila 8, posto 19. «Lucio era qui solo pochi giorni fa per Bologna-Udinese», ricordò lo speaker, mentre le note di Piazza Grande riecheggiavano in tutto lo stadio. Pelle d’oca un po’ dovunque. Poi, al gol di Robert Acquafresca, che decise la gara a sette minuti dal termine, il lungo boato liberatorio.
Pochissimi eventi hanno unito Bologna come quel 4 marzo di undici anni fa, che oggi corrisponderebbe agli 80 anni tondi di Lucio Dalla, trenta dei quali trascorsi da fedelissimo abbonato di BFC e Virtus. L’amico e factotum di una vita, Tobia Righi, rinnova da allora il patto d’onore fatto con Lucio, che in un momento di euforia calcistica aveva espresso il desiderio di rimanere legato a vita al Bologna, anche dopo la morte («lui avrebbe fatto lo stesso se fossi morto prima io», disse Righi). Così la sua poltrona numero 19 è rimasta sempre la stessa. Vuota, ma piena, per effetto di una promessa che ancora perdura, nel nome della fede rossoblù e dell’amicizia. E se mai un giorno Lucio Dalla spuntasse fuori dal luogo altissimo e misterioso dove si trova ora, dicendo col suo tipico sorriso sornione «scusate, ho scherzato», non faticherebbe a ritrovare il suo posto al Dall’Ara. Gliel’abbiamo tenuto libero, deve solo accomodarsi.
Luca Baccolini
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