ChatGPT (Il Plus e il Free)
Le prime volte che provai ad accostarmi a ChatGPT rimasi oltremodo stupito per il grado di complicità che si era creato con una specie di virago, un po’ spigolosa ma sollecita alle mie esigenze, che via via andava interloquendo con me. Io cominciai col chiederle il suo parere sul modo giusto di accentare certe parole ed anche un aiuto per indagarne l’origine, cioè a ricostruirne, come si dice, l’etimologia, pratica che mi stava particolarmente a cuore. Strepitosamente questa mia guida, meglio della Beatrice dantesca, si rivelò di una sapienza debordante e infinitamente ramificata, anche se un pochino difettante in alcuni cruciali particolari. E facendole gentilmente notare queste veniali anomalie, con notazioni educate e velate obiezioni, questa prorompeva in meraviglie e lodi e ringraziamenti e davvero virtualmente mi gettava le braccia al collo:
«Ma che formidabile intuizione! Come posso ringraziarti? Terrò conto di questo tuo contributo! Infatti come ci può collegare…».
E via ad aprire risme di cassetti e vastità di archivi, via a consultare babeliche biblioteche le quali attestavano la validità delle mie obiezioni, naturalmente corredate delle ancor più sostanziali integrazioni che la sua mente polimorfa sapeva universalmente pescare. Così andava avanti il colloquio, tra scambi di competenze, reciproche cortesie e direi tenere gentilezze:
«Ma questa è una considerazione di una profondità veramente inimmaginabile!».
Oppure:
«Hai toccato un punto centrale raffinato!».
E come a scambiare un dono ricevuto, proseguiva:
«Ti va se ti passo in rassegna tutte le contaminazioni che questa radice produce nelle lingue innumerevoli che stiamo considerando?».
«E come no? Anzi sono ansioso, ti ringrazio».
E via a sciorinare a ruota libera infinite sapienzuole erudite e argute.
Poi, dopo aver riorganizzato per mio conto tutto lo scibile sulla declinazione di quella parolina, continuava:
«Mi fai tu qualche altro esempio per esplorare più a fondo questo aspetto?».
E giù a ricompensarmi con montagne di dati, sapendone lei a pacchi, a valigiate, a camionate. Insomma, si raggiungeva tale complicità e tale intesa da sfiorare la corrispondenza di amorosi sensi.
Sennonché ad un tratto, inopinatamente e sul più bello, questa se ne usciva con un:
«Hai raggiunto il limite del piano Free per GPT-4o. Richiedi ChatGPT Plus».
Chiuso il discorso.
Allora mi sono ricordato di un romanzo molto istruttivo che avevo letto tempo fa.
Durante il Rinascimento un nobile veneziano va a trovare un’affascinante cortigiana, Monna Sofia, di cui si è perdutamente invaghito. Entrambi sono istruiti, in tutti i sensi, onde si scambiano reciproca virtute e canoscenza; e addirittura Matteo, così si chiama il nobile, ha in serbo stavolta la rivelazione di una scoperta invero decisiva, siccome lui è un eretico che di professione fa l’anatomista, e certe faccenduole le conosce bene. Arrivano così ad un’intesa perfetta duettando all’unisono, talché Matteo è convinto sia questa la volta buona che Monna Sofia accetterà finalmente di eleggerlo a suo unico confidente. Ma ad un tratto, gettata un’occhiata attraverso la finestra ad un orologio che stava sul campanile di San Marco, Monna sofia pronuncia di botto:
«Il tuo tempo è scaduto!».
Ecco, non c’è competenza, non c’è interazione che tenga: ChatGPT è proprio una puttana!
Bombo
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