L’espressione fâza da carburo significava letteralmente, a Bologna, ‘faccia di bronzo’, ma in modo molto più rafforzato, come sanno fare i dialetti. Essa si diffuse a fine Ottocento, all’epoca della comparsa dell’illuminazione a gas, il quale veniva prodotto appunto col carburo di calcio, sostanza costituita in cristalli durissimi, che talvolta dovevano essere frantumati col martello per farli entrare negli appositi contenitori. Ecco, la fâza da carburo era una faccia così spudorata da poter servire come incudine per spaccarvi il carburo a martellate. E con sfumature semantiche ancora più complesse, tipo la protervia di negare l’evidenza, dissimulare la colpa ed evitare il castigo.
Concomitante potrebbe essere l’uso del carburo di calcio da parte dei pescatori di frodo per illuminare di notte i corsi d’acqua con l’acetilene. ‘Faccia da carburo’ come faccia di piccolo delinquente.
Oggi solo pochissimi petroniani la conoscono…
Ho scritto la seguente filastrocca nel 1994 e l’ho pubblicata su cartaceo solo nel 2004, all’epoca della consacrazione del Cavaliere, sotto lo pseudonimo di Anonimo Butriense.
LA BALLATA DI VEDURO* E DEL CARBURO
A voialtri lo confesso
di Prunaro anche di Fiesso
apprezzatemi lo stesso:
non son tutto butriense,
c’ho dell’altre discendenze.
A sei anni, ve lo giuro,
il dialetto era un po’ duro.
Eravate gente trista,
malfidata comunista,
parlavate corporale
e poi spesso senza sale
e l’epiteto più oscuro
era
FÂZA DA CARBURO.
Che cos’è ‘sto paragone
senza capo né cagione,
che cos’è ‘st’accostamento
senza note né commento?
Così andò l’insegnamento
del veloce apprendimento,
m’insegnaste tutto quanto
per il dopo e per intanto.
Ma passando per Veduro,
prima ancor d’averlo duro,
sorse un dubbio duraturo:
quale il senso più sicuro
di ‘sto
FÂZA DA CARBURO?
Poi dei secoli passarno
per Ozzano e per Paderno
e dall’Idice al Santerno
nell’estate e nell’inverno
ne facemmo uno sbanderno,
ne facemmo di cazzate
tutte al macero affondate:
raccontiamoci bellezza
lasciam perdere tristezza.
Ma passando per Veduro
e guardando un masnaduro
affiorava il dubbio puro
sulla
FÂZA DA CARBURO.
Mentre poi s’è avvicinato
con un moto accelerato
quel momento paventato
quando tutti avrem diritto
di non sempre averlo dritto,
ecco che vedo in televisione,
in un momento di diversione,
una facciotta da esposizione
che mi racconta ridendo e scherzando
qual è la quota del dividendo,
il dividendo di noi coglioni
che gli abbiamo lasciato i cordoni.
In un lampo fosforuro
da Prunaro e da Veduro
con un urlo duraturo
s’alza un indice sicuro:
ecco la fâza!
LA FÂZA DA CARBURO!
Bombo
* Veduro, frazione di Castenaso, in aperta campagna bolognese.
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