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L’ultima notte di Lucio all’Oktoberfest

L'ultima notte di Lucio all'Oktoberfest

Ph. Getty Images

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Nella calca del Theresienwiese, verso le dieci di sera, tre personaggi di taglia extra-large si fanno spazio cercando di scegliere un bierzelte, un tendone della birra grande quanto un circo a cui potersi indirizzare. Girano di qua e di là, c’è anche un immenso luna park. Scelgono lo stand più piccolo ma ugualmente enorme di una birra minore, per il fatto che si chiama Augustiner. Dentro lo spazio, le grandi tavolate e il palco per l’orchestra bavarese che suona in continuazione, dall’inizio alla fine, e non si ferma mai. Casino totale, è tutto stipato. Tavoloni da venti persone. A forza i tre si procurano un posto. Essi sono William, rugbista di Reggio Emilia alto 1,96 per 130 di peso, Augusto, 1,91 per 160 chili di peso, e il più piccolo e più tosto, da noi già conosciuto in un racconto sotto il nome di Lucky, che altri non è se non Lucio Battiston, sangue friulano razza Piave, tackle dei mitici Doves a fianco del center Augusto Santinami.
Hanno appena cominciato a farsi servire quando entrano nello stand tre bellissime fanciulle in costume tirolese, col balconcino e il corpetto stretto che si allarga nell’amplissima gonna. Posti non ce ne sono. Le tre fanciulle indugiano dalle parti del nostro terzetto. Sollecitati da gentile richiesta, di potenza i tre spostano e stringono l’intera fila e accolgono le ragazze al loro fianco, Lucio e Augusto da una parte e William di fronte. Esse sono giovanissime, sono fresche come rose. Attacca discorso Lucio, con un tedesco appreso nei suoi trascorsi da camionista:

«Frau, warum ist sie neben mir gesetzt?», che significherebbe: «Perché, signorine, vi siete sedute accanto a noi?».

Per tutta risposta la fanciulla più vicina gli dà un bacio. Nel frattempo alcuni ragazzotti tedeschi all’altro capo del tavolone chiamano volgarmente le ragazze e gli chiedono se vanno a bere con loro. Si capisce che gli sta sul culo che queste si siano sedute con gli italiani. Per esibizione aggressiva salgono anche sul tavolo e cominciano a ballare. William e Santinami danno segni di agitazione. Calma e gesso, ammonisce Lucio. Qui al minimo accenno di rissa il servizio d’ordine butta fuori dallo stand l’intera tavolata, a sua discrezione, anche chi non c’entra niente. E fuori sul wiesn trovi pure la polizei, che se per caso sei un poco ubriaco vai in commissariato e puoi aspettare la mattina per andartene.
Da pochi mesi Lucio è passato dal vino alla birra. Lui beveva da grandi caraffe ed era solito farsi un’intera bottiglia in un solo unico sorso. Lì nei bierzelte le cameriere in costume bavarese ti servono steinkrug da un litro e ne portano anche dodici per volta, sei più sei, e non si capisce come ci riescano perché sono anche pesanti. Non sappiamo se questa volta i tre eguaglieranno il loro record precedente, quando Santinami si era fatto dodici boccali, William undici e Lucio dieci. Birra buona e alcolica ma leggera da digerire, tanto che poi Lucio aveva guidato il camper da Monaco fino a Bolzano e solo allora aveva ceduto il volante e si era risvegliato a Bologna.
Trascorre comunque piacevolmente la serata mangiando trote, polli fritti e bevendo con le ragazze. Non grandi conversazioni ma scoppiettanti, perché loro parlano solo tedesco, però si fanno capire. Sono molto stretti data la calca e le ragazze allargano le braccia, anche sulle spalle dei nuovi amici. A Lucio sorge un sospetto: non saranno tre ragazze di facili costumi nonostante l’età? Per sincerarsene Lucio non esita a chiedere a quella vicina:

«Wills der etwas geld?», che significherebbe più o meno: «Non vorrai mica dei soldi?».

«Nein, weil?», ovvero «no perché?», risponde la ragazza un poco offesa.

Spiega che wahrend, ‘in occasione’ dell’Oktoberfest, è tradizione per le ragazze di uscire da sole, senza i mariti e i compagni, avendo la libertà di fare quello che vogliono. Tant’è vero che senza dire né a né bi e né ci la ragazza vicino a Lucio comincia a baciarlo. Hanno una diciotto, una diciannove e l’altra poco più di vent’anni. Tutte e tre lavorano in banca.
Fatto sta che per tutta la sera i ragazzotti tedeschi all’altro capo del tavolo continuano a chiamare le tre ragazze, che però rispondono sempre «nein, nein» e preferiscono l’allegria dei tre smisurati transalpinisch, e così si avvicinano le 3 di notte e l’ora di chiusura dei festzelte. Qui Lucio lancia una proposta e comincia col dire:

«Ragazzi, stasera rimaniamo qua a Monaco, non è che vi venga in mente di tornare in albergo».

I tre fanno base ad un albergo di un paese vicino che si chiama forse Taghenzi, dove hanno lasciato le mogli amiche dell’albergatore. L’albergatore è l’ex cameriere di Augusto, che ha sposato una ricca imprenditrice tedesca. Allora Lucio chiede ad Augusto:

«Perché non telefoni a tua moglie e le dici che hai forato, che aspetti il meccanico e che puoi tornare solo domattina?».

Anche l’uomo con le dita come salsicce ha moglie tedesca, quella con cui ha aperto il ristorante Ai Butteri di via Toscana, che molti di noi hanno frequentato, oltre che per divorare fiorentine anche per vedere lui, Santinami.

«Boja deh – risponde il gigante in maremmano –, se non torno in du’ minuti la mi’ donna m’ammazza».

William il rugbista sarebbe anche rimasto, ma sono venuti col furgone di Augusto e non gli possono mica dire «vai a casa in treno che la macchina la prendiamo noi».
A questo punto non resta a Lucio che una mesta ritirata ma un glorioso commiato. Cinge ai fianchi la fanciulla più vivace, quella che gli era stata sempre vicina, la solleva in alto come una piuma, mette la testa sotto la sua gonna tirolese e attraverso la lingerie la bacia dove la deve baciare.
Questo accadeva nell’ottantanove. E questa fu l’ultima notte di Lucio all’Oktoberfest.

Bombo

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Foto: Getty Images (via OneFootball)