A come atmosfera
Ci sono persone alle quali il calcio non piace, ma che una volta entrate allo stadio rimangono colpite da tutto ciò che circonda una partita di pallone.
Ci sono poi altre persone, come i protagonisti di questa storia, che vivono il calcio in prima persona, essendo giocatori. Nella fattispecie, del Bologna.
Nelle interviste al termine della recente gara casalinga contro l’Udinese, il difensore Martin Erlic e l’attaccante Dan Ndoye hanno usato parole che sono state d’ispirazione per il sottoscritto, che trovandosi sui seggiolini del Dall’Ara aveva provato le medesime sensazioni.
Infatti sia il croato che lo svizzero hanno parlato di «un’atmosfera unica, da brividi». Viene da chiedersi se siano le classiche frasi di circostanza o reali emozioni, dubbio che si manifesta poiché entrambi hanno già calcato palcoscenici importanti e affascinanti pure a livello internazionale. Personalmente propendo per la seconda ipotesi.
Una cosa è certa, e visto che di stadi ne ho frequentati parecchi posso cercare di dare una spiegazione. Il Dall’Ara è uno ‘stadio’ nel senso più pieno del termine. Al contrario di strutture come ad esempio Marassi, che ha quattro gradinate non collegate tra loro, il nostro stadio è un vero e proprio catino (anche discretamente grande, vista la presenza della pista d’atletica), e crea dinamiche visive e acustiche differenti da molti altri impianti. Gli spalti senza copertura (che per certi versi sono un problema, lo capisco), illuminati dal sole o dai riflettori, completano il quadro.
E poi la musica di Lucio Dalla, alla fine delle partite con esito positivo, un brivido magico lo regalano per forza, io credo anche agli avversari.
Roberto Porrelli
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Foto: Getty Images (via OneFootball)