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La preistoria
Gli anni Settanta erano stati gli anni ‘di piombo’ della contestazione. Ma dopo i fatti del 1977 il mondo giovanile accennò a voler cambiare, anche se non proprio nella direzione che quella generazione aveva auspicato.
Occhieggiavano gli anni Ottanta: quello che nella metropoli industriale sarebbe diventata la ‘Milano da bere’, a Bologna si sarebbe presentato con la rivoluzione dell’Osteria 82, intuizione dell’allora assessore Vito Germinario.
Alla tradizione del biassanot bolognese che letteralmente si divorava la notte, cominciava ad aggiungersi una maggiore disponibilità di reddito, i ragazzi avevano ‘sotto il culo’ l’automobile, la macchina con cui potevi andare dovunque, e i ragazzini sciamavano col motorino e il vespino. Tutti erano pieni di voglia di divertirsi. Alla classica balera si sostituivano le grandi discoteche. Mancavano solo i locali in cui incontrarsi prima di partire e in cui ritrovarsi la notte dopo aver ballato.Tutte le latterie con bar analcolico annesso furono trasformate in Osteria 82. Si apriva lo spazio per un ‘mangereccio’ diverso, nuovo e sbarazzino, fino ad allora rappresentato dalle gelaterie tradizionali e dalle poche pizzerie al taglio.
La storia
Ma un profumiere di nome Piergiorgio che viaggia in Francia e gli piacciono i chioschi di crêpes precorre i tempi di qualche anno e pensa di trasportare l’esperienza a Bologna. Con l’amico Marco scelgono un localino minuscolo in zona universitaria. Pensano anche di affiancare alla novità delle crêpes l’offerta a tutte le ore del bombolone caldo della tradizione notturna bolognese, e per questo quando apriranno nel marzo del 1978 denomineranno il locale Bombocrep che tutti chiameranno col diminutivo di ‘Bombo’. Compare anche Renato, il facitore di crêpes dei trentacinque anni successivi, mentre nei primi tempi la gestione è affidata ad una colombiana graziosa che tutti chiamano ‘Chiquita’. Ma Piergiorgio e Marco hanno altre idee per la testa. A questo punto Renato e Luciana assumono a tutti gli effetti la gestione e il locale conosce, nel corso dei primi anni Ottanta un boom clamoroso.
Dedizione maniacale e invenzioni: la crêpe salata a base di farina integrale o Galette Bretonne
Ogni cura è dedicata alla scelta delle materie prime per la farcitura. Vengono selezionati formaggi francesi come il brie e il groviera e formaggi italiani di prima qualità come lo stracchino Nonno Nanni e i gorgonzola piemontesi che diventeranno DOP. Gli affettati avranno il massimo coi crudi di Parma 24 mesi e tutte le creme a base di verdure saranno preparate tassativamente ai fornelli posizionati a fianco delle piastre da crêpes. Per un anno si sperimentano ingredienti e combinazioni: melanzane alla griglia, spinaci, creme di carciofi, creme di funghi porcini, zucchine al forno… Anche se le più richieste resteranno a tutt’oggi la formaggio e spinaci e la formaggio e prosciutto.
La crêpe dolce alla crema pasticcera
La sfida è preparare la più buona crema che somigli alla miglior ‘crema della nonna’. Le modalità sono tantissime. Il segreto basilare è sgusciare uova, uova e ancora uova. Ci si rifiuta per un certo periodo di usare la Nutella, preferendo preparare personalmente la cioccolata col cacao olandese. Poi però, inevitabilmente, si cederà alla ‘pressione popolare’.
Un’invenzione straordinaria
Un pomeriggio del 1980, Renato torna da un giro di compere e viene chiamato da Luciana e Wilma, che gli propongono di assaggiare una invenzione epocale: è la crêpe con crema e fragole. Oggi qualsiasi chiosco anche sgangherato propone – come può – la crêpe con crema e fragole, come se fosse una cosa naturale. A volte qualche bel tipo chiede a Renato dietro il banco: «Voi la fate la crêpe con crema e fragole?». Non sempre Renato riesce a rispondere con la dovuta pazienza. La stessa scena si ripete per quanto riguarda la crêpe al mascarpone.
La crema di mascarpone
Dopo il matrimonio, Renato aveva perso la linea adolescenziale, anche per via del mascarpone che gli preparava Luciana: il più buono che si fosse mai sentito. Ebbene, dopo qualche giorno dall’apertura del ‘Bombo’ Luciana aveva proposto: perché non facciamo la crêpe al mascarpone? Ne sortì un effetto portentoso: la crêpe al mascarpone, mascarpone e Nutella o mascarpone e fragole diventò l’ammiraglia. Oggi sembra tutto normale, qualsiasi venditroe di crêpe te la propone al mascarpone (ma c’è mascarpone e mascarpone…), e ancora qualche bel tipo chiede al banco del BomboDue: «Voi fate la crêpe al mascarpone?». Anche qui bisogna rispondere con pazienza.
Intanto la crema di mascarpone al massimo dell’eccellenza si gusta solo a Bologna, perché a Bologna ci sono due aziende artigiane che preparano la base fresca. Altrove e diversamente bisogna ripiegare sul mascarpone a lunga conservazione. Poi bisogna osservare le procedure BomboDue. In una parola, il BomboDue è il centro mondiale della crema di mascarpone.
Francia o Italia?
Siamo nel 1981. Renato e Luciana battono la Francia in lungo e in largo per trovare riscontri e raffronti al proprio lavoro. Clamorosamente scoprono che nella stragrande maggioranza dei casi la crêpe del Bombo, la crêpe di Bologna, è addirittura superiore a quella che normalmente si gusta in Francia. Solo sulla costa atlantica, nella zona originaria bretone di Rennes e Saint-Malo, la gara può essere competitiva.
Il Bombo si ingrandisce e diventa BomboDue
Intanto le ridotte dimensioni del ‘Bombo’ non riescono più a par fronte al flusso degli avventori. Dopo cinema, dopo teatro, dopo discoteca: sono i favolosi anni Ottanta. I giovani scorrazzano in automobile per tutta la provincia e poi passano da Bombocrep. I ragazzini in ciclomotore sciamano dovunque e si presentano dal ‘Bombo’. Gli studenti di passaggio e di stanza in zona universitaria sono frequentatori fissi. Succede inoltre che i residenti protestino per il vociare notturno. C’è un solo locale che produce un po’ di rumore in strada in tutta la zona: siamo noi, e ci mettono contro il Comune. Ma mal gli ne incolse: non immaginano, i tapini, la catastrofe che li aspetta quando la zona esploderà nella movida degli anni 2000.
Tuttavia, oramai Bombocrep ha deciso di spostare armi e bagagli nello spazio più grande di via San Felice, angolo Riva di Reno, di chiamarsi col doppio nome di Bombocrep BomboDue e di portarsi dietro tutto il bagaglio di esperienza e qualità.
Il Bombocrep BomboDue
In via San Felice 93, angolo Riva di Reno, esisteva una grande rosticceria-salumeria-gastronomia. Via Riva di Reno, sotto cui passa il canale, taglia ad angolo acuto via San felice, il decumano massimo romano fin dal 1100 d.C., ed è l’unica strada non ortogonale di tutta Bologna (che invece è a pianta romana). La posizione, più anticamente, si pensa sia stata stazione di posta per il cambio dei cavalli. Più recentemente, l’intero isolato era adibito a grande macelleria e stagionatura insaccati. All’interno, i cortili s’incrociano e si guardano l’un l’altro. Nel Secondo dopoguerra l’edificio d’angolo viene sopraelevato, mentre negli anni Settanta è tutto frazionato e nella parte che guarda via Riva Reno e San Felice sotto i portici compare la Gastronomia San Felice. Questa subisce alcune vicissitudini e nel 1983 viene rilevata da Renato e Luciana, che vi insediano il BomboDue.
Si tratta di scegliere un arredamento innovativo e se ne incaricherà l’architetto delle nuove tecnologie sostenibili Beppe Pavani. I tubi che corrono sopra il banco con effetto Centre Pompidou sono voluti da Renato. È in quel momento uno dei più belli e originali locali di Bologna, in grado di reggere ancora oggi, dopo più di trent’anni. L’inaugurazione è un’apoteosi che porta gente a intasare il vastissimo incrocio prospiciente.
Il successo di questo tempio della crêpe è travolgente. La calca delle file che si formano in certi orari della domenica pomeriggio, della sera e della notte (soprattutto del fine settimana), è spesso ingestibile. Sono anche gli anni delle due squadre di pallacanestro della famosa Basket City e il BomboDue è il punto di riferimento delle tifoserie Virtus e Fortitudo. La ‘rumba’ si protrae per quindici-venti anni, tanti quanti separano l’epoca d’oro del consumo e delle discoteche dal lento declino delle crisi economiche tra fine Novanta e inizio Duemila.
Nei primi anni Renato e Luciana gestiscono anche il ‘Bombino’ in zona universitaria, che poi affideranno ad un nipote. In seguito, al primo Bombocrep si succederanno altre gestioni. Per due volte Renato e Luciana decideranno di non riprenderlo, preferendo continuare a dedicarsi al BomboDue. Quale sia stato il destino della qualità al vecchio ‘Bombino’ saranno gli avventori a decretarlo.
Oggi: il Bombocrep dei Fondatori
Annate 2020 e 2021, pandemia e crisi economica in atto, Bologna socialmente stravolta. Renato resta però sulla breccia, affiancato dalle collaboratrici storiche, e per il suo locale sceglie un nuovo nome decisamente iconico: Bombocrep dei Fondatori. Tornano pieni di emozione gli antichi studenti che si erano laureati 35 anni fa. Tornano gli antichi fidanzatini coi figli e i nipoti. È tutta una meraviglia di tre generazioni che si sono susseguite. E l’intento è sempre lo stesso: fare poche cose e farle sempre meglio.
BOMBOCREP DEI FONDATORI
di Trestini Renato
Via San Felice 93/B-C
40122 – Bologna
C.F. TRSRNT46L03B249A
P. IVA 03894251200
Tel. 051.55.50.60
info@pasticceria-bombocrep-bombo-due.it
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